WACKY RIG
La nuova frontiera dello spinning
Durante l’arco della nostra vita, si sa, c’è sempre qualcosa da imparare e a maggior ragione, anche nella pesca questa visione della vita è una realtà ormai consolidata! Ne ho avuto conferma lo scorso anno quando, in occasione del WTO svoltosi a San Sepolcro dove, facendo parte della giuria votante gli artificiali auto costruiti dedicati allo spinning, ho avuto la fortuna di conoscere Loris Ferrari presidente di Bass e Co, che mi ha illustrato ed insegnato i rudimenti di quella che io reputo una tecnica di pesca a spinning veramente entusiasmante e divertente, tanto da “sposarla” in toto e farla mia, tecnica che mi ha dato e mi da tuttora grandi soddisfazioni. Non ringrazierò mai abbastanza Loris per avermi insegnato questa intrigante tecnica di pesca che oltre ad essere semplice da apprendere, è altrettanto micidiale verso i pesci che andremo ad insidiare. Vi dirò subito che tale tecnica prende piede quasi per caso, casualmente “inventata” da dei bassman americani alle prime armi che, non sapendo ancora insidiare in maniera tecnica il “bocca larga” si ritrovano sulle sponde di un grande lago americano dove da tempo anche i migliori bassman della zona non riescono a cavare “un ragno dal buco” avendo a disposizione pesci oramai stressati e rotti ad ogni astuzia, tanto da non abboccare più (eccetto i piccoli esemplari) alle varie esche a loro presentate. Così, proprio per caso, uno di questi neofiti decide di innescare l’esca (un worm da Bass) facendo penetrare l’amo al centro della stessa e lanciandola in acqua senza alcuna piombatura aggiunta. Cosi facendo, l’esca scende fluttuando sul fondo in maniera naturale e……..miracolo dei miracoli, dopo un po’ vede il filo tendersi e si ritrova in canna un mega Bass di qualche chilo, il bello è che le catture di taglia si ripetono dando vita a quella che oggi, arricchita da varie esperienze e affinata al meglio, è diventata ormai una tecnica conosciuta e consolidata fra tutti i bassman!
Ecco, io ve l’ho descritta così, a grandi linee, fatto sta che il Wacky rig ha oramai varcato la frontiera della pesca a spinning al Bass per approdare in quella dedicata ai salmonidi, tanto per dimostrare, se mai ve ne fosse bisogno, le grandi similitudini esistenti fra le varie tecniche di pesca che, anche se espletate per insidiare predatori differenti tra loro, sia per i luoghi elettivi dove insidiarli, sia per il loro modo di predare, sanno poi trovare un “trait d’union” significativo che li accomuna entrambe.
Ma entriamo meglio in dettaglio, cosi da permettere anche a voi di cominciare a conoscerla meglio e, a chi ne avrà voglia, di poterla portare in pesca. Relativamente alla pesca a spinning riguardante i salmonidi, vi dirò che il campo d’azione principale di questa tecnica sono le cave a pagamento, dove andremo ad insidiare Iridee e Fario d’immissione e dove, se imparata a dovere, questa fantastica tecnica di pesca vi farà passare momenti di puro divertimento, concedendovi (con pesci attivi) catture a ripetizione e, con pesci apatici o poco disposti alla predazione, di avere comunque la possibilità di conseguire catture in maniera superiore rispetto alle esche classiche (minnows, rotanti e ondulanti) e questo ve lo posso garantire, a patto che vi impegnate nel cambiare esca, presentazione e recupero, fino a trovare il giusto “quid” in pesca che sappia stimolare in maniera positiva l’istinto predatorio dei pesci che andrete ad insidiare.
Per quanto mi riguarda, vi posso dire che mi sto cimentando con questa tecnica da più di un anno e i risultati avuti sono stati a volte veramente sorprendenti, tanto da permettermi tante di quelle catture che fino a poco tempo fa non avrei mai pensato di poter conseguire, soprattutto pescando in cava, luogo in cui non sono mai stato un gran pescatore!
Quello che più colpisce del Wacky rig, oltre ad essere di facile apprendimento, è il fatto di poter vedere l’abboccata del pesce in diretta, essendo questa una tecnica di pesca a “vista” che si esegue principalmente nei sottosponda o nell’immediato salto di profondità, spots questi, in cui il pesce d’immissione è solito stazionare specialmente nella stagione autunno-invernale. Naturalmente si può tentare di portare la nostra insidia anche più lontano da riva, a patto di piombare le nostre esche in maniera adeguata a far si che durante il lancio delle stesse, la nostra gittata venga aumentata dal peso aggiunto.
Ci sono varie maniere di piombare l’esca, anche se in commercio vi sono già esche siliconiche con un buon peso specifico che ci consentono comunque una buona proiezione delle stesse, tanto da portarle in zona strike senza grossi problemi e facendole lavorare in acqua in maniera naturale, assetto questo che quasi sempre ci frutterà una buona percentuale di abboccate. Una delle maniere più semplici ed immediate di appesantire l’esca é l’utilizzo del piombo sferico usato nella pesca con le esche naturali, badando bene a non eccedere con il peso dello stesso per non penalizzare il movimento delle nostre esche.
Il piombo in questione va schiacciato appena sopra l’occhiello dell’amo, facendo attenzione a non comprimerlo troppo per non ledere il monofilo in nylon che utilizziamo come finale, oltre a ciò, per evitare che lo stesso danneggi il nodo di giunzione all’amo, consiglio di inserire tra lo stesso ed il piombo un tubicino in silicone di qualche millimetro di lunghezza, cosi da formare uno scudo che salvaguardi il nodo in maniera sicura durante l’azione di pesca.
Altro modo di piombare le nostre esche sono gli inserts in tungsteno, conetti appuntiti di varia lunghezza e grammatura che si trovano in commercio nei negozi di pesca specializzati, i quali servono per piombare la nostra esca all’interno, conferendogli un assetto in acqua che, a seconda del posizionamento e del peso dell’insert, donano alla nostra esca differente movimento e velocità di affondamento permettendoci cosi, a seconda di come mangia il pesce e a che profondità è posizionato, di entrare in pesca nella maniera migliore per poterlo insidiare proficuamente. Sarà poi l’esperienza sul campo a decretare di volta in volta quale sia in quel momento l’assetto e la piombatura migliore da utilizzare nella maniera più adeguata per poter catturare! Passiamo ora ad un accenno sintetico sull’attrezzatura complementare, cominciando dagli ami più adatti ad espletare al meglio questa tecnica che, come capirete, sono il fulcro finale per poter poi portare a riva il pesce da noi allamato.
Quando iniziai a cimentarmi con il Wacky, adottai inizialmente ami da carpa nelle misure medio /piccole, dato che mi davano garanzia di robustezza e di facile reperibilità, ma poi, sempre su consiglio di Loris, mi indirizzai sui Circle Hook che a ben vedere mi hanno dimostrato in pesca un’affidabilità superiore, sia in ferrata, sia sulla tenuta del pesce, specialmente se di grossa taglia. Questa tipologia di ami ha una foggia particolare, con un “gap” (curvatura) molto accentuato che finisce con una piccola punta rientrante che ci consente una tenuta sul pesce veramente affidabile tanto dall’ essere definiti auto ferranti, definizione questa relativa al modo di portare la ferrata sul pesce,che è totalmente differente rispetto al modo classico di interagire sull’abboccata come si fa con le altre tipologie di ami. Con i Circle basta affrancare il pesce alzando la canna e mettendo in trazione il filo ed il gioco è fatto!
Naturalmente bisognerà adottare la misura dell’amo adeguata al volume corporeo dell’esca, cosi da non snaturarne il movimento e non insospettire il pesce intento alla predazione.
Perciò con esche piccole andremo ad adottare ami di piccola taglia, viceversa, con esche di mole importante (anche 5 pollici) utilizzeremo ami di taglia maggiore, proprio per ottimizzare al meglio la combinazione amo/esca, conferendo al tutto il giusto equilibrio durante l’azione di pesca. Passiamo ora a dare uno sguardo a canne e mulinelli da adottare in questa piacevole tecnica di pesca.
Personalmente vi posso dire che in questi due anni di esperienza in pesca col Wacky rig, ho utilizzato varie tipologie di canne, di lunghezza differente e di differente azione, da quella ad azione “fast” a quella con azione nettamente parabolico-progressiva, dalla monopezzo alla canonica “due pezzi”, sia con innesto a Spigot, sia con quello classico a “cappuccio rovesciato” avendo da tutte una risposta sostanzialmente convincente, anche se, a dire il vero, con la monopezzo mi sono realmente divertito di più, avendo questa tipologia di canne un ‘azione in pesca totalmente differente dalle altre in conformazione classica, azione che, sia per la velocità d’esercizio, sia per il dinamismo in pesca, esalta in pesca le particolari caratteristiche di questi attrezzi. Perciò, direi che una monopezzo da 6,6 che sappia gestire esche da 3/8 a un’oncia sia un ottima scelta da utilizzare in questa tecnica, non disdegnando la classica 2,40 con azione fast e con potenze di lancio comprese fra i 5 e i 30 grammi, abbinandole a mulinelli di taglia medio/piccola (2500-3000 max) imbobinati con trecciati da 5 a 10-12 libbre che sanno esaltare la sensibilità sulle abboccate e permettono una gestione delle esche veramente impeccabile. Avremo poi l’accortezza di annodare nella parte finale del trecciato uno spezzone di fluorocarbon da un metro o poco più ( diametri consigliati: da 0,18 per pesci ordinari a 0,24 in presenza di pesci di taglia) per rendere meno visibile al pesce l’insidia che andremo a proporgli.
Questa composizione è per me congeniale, dato che mi consente di avere in mano un’attrezzatura leggera ,versatile,ben bilanciata e molto sensibile, qualità queste che sono fondamentali per questa tecnica “finesse”, tanto da concedermi in pesca il giusto divertimento e la legittima soddisfazione per le meritate catture conseguire. Si, per me il Wacky rig è stata una piacevole, nuova maniera di vivere la pesca, dandomi la possibilità di catturare molto, in una maniera diversa dal solito molto divertente, tanto da farmela definire a ragion veduta la nuova frontiera della pesca a spinning in cava, ma non solo, anche in torrente mi ha permesso di conseguire piacevoli catture, con cacciate “top water” da cardiopalmo. Ma questa è un’altra storia, perciò, a buon intenditor……tanto divertimento!






