FREDDO, JIG E BASS
di Paolo Goldaniga
Freddo, jig e bass; questo è un trinomio che da sempre suscita in molti pescatori scettiscimo e timore ma che allo stesso tempo esercita un fascino irresistibile. Si, perché l’idea di sentire in canna la famosa “bussatina”, nel mese di gennaio o febbraio è qualcosa che stuzzica anche i pescatori più pigri e calorosi. Quindi vediamo di capire come si comporta il bass in questa stagione così ostica e come convincerlo ad aprire la bocca per assaggiare le nostre esche surgelate.
Condizioni climatiche: fattore fondamentale per pianificare le nostre battute invernali sarà la temperatura. Dovremmo infatti scegliere le giornate meno fredde, caratterizzate preferibilmente da un cielo coperto o meglio ancora dalla nebbia che aumenterà di pochi, ma fondamentali, gradi la temperatura esterna e quindi dell’elemento liquido.
Lo spot e gli orari: in inverno sarà bene concentrare la nostra azione di pesca nelle zone di lago esposte a sud e che quindi ricevono maggior irraggiamento solare nel corso della giornata. Andremo a cercare il pesce negli strati d’acqua più profondi ma sempre in prossimità degli ostacoli in cui i bass sostano durante la bella stagione. I bass infatti, in inverno, compiono spostamenti molto ridotti e limitano la loro attività predatoria a delle “finestre di attività” molto brevi nel corso della giornata, per poi rientrare nello stato di semi-letargo che caratterizza questa stagione. Infine sarà più indicato scegliere le ore centrali della giornata (tra le 12 e le 15) per aver maggiori possibilità di rientrare in queste “finestre di attività”.
Le esche: l’esca che preferisco utilizzare in questi mesi è senza dubbio il jig. Benché testine innescate con vermi finesse e inneschi light texas siano produttivi ripongo molta più fiducia in un bel jig abbinto al trailer giusto. In particolare ho potuto constatare come alcuni piccoli accorgimenti sull’innesco possano risultare più produttivi in situazioni difficili come quelle dei mesi invernale. Lavoro infatti molto sulla compattezza dell’esca, cercando di ridurne il volume senza compromettere la sinuosità dei movimenti. In particolare sul tenax jig apporto una modifica allo gonnellino, tagliando le lamelle a filo dell’amo per ottenere una migliore apertura dello skirt e riducendo appunto il volume. Il trailer che sto maggiormente utilizzando è il Vindex craw, al quale taglio la testa, lasciando soltanto le due “ali” per mantenere l’effetto adescante sia in fase di caduta che di sosta sul fondale.
Ed infine l’azione di pesca. Punto chiave di questo aspetto è la lentezza, dovremmo infatti rallentare al massimo i nostri recuperi ed esasperare all’inverosimile le pause, durante le quale imprimeremo al nostro jig delle semplici vibrazioni. Molte volte infatti le (rare) mangiate arriveranno esattamente nei momenti di assoluta immobilità dell’esca sul fondo! Fondamentale è quindi mantenere costantemente il contatto con l’esca e riuscire ad interpretare ogni singolo segnale che ci arriverà dal fondo della lenza, operazione non facile dati i sensi sopiti dal freddo e dalla prolungata astinenza piscatoria.
Preparatevi quindi a lunghe attese, tanto freddo e, qualche volta, a grandi emozioni che solo il “bocca-larga” ci sa dare.
A cura di Paolo Goldaniga




